mercoledì 18 dicembre 2013


Un caso di errore del traduttore o di diversa interpretazione linguistica?


Stamattina ho partecipato come uditrice alla prima giornata di un convegno sulla traduzione organizzato dall'Università di Salerno: Traduzione per le aziende, il territorio, l'editoria: teoria, prassi, didattica.

I numerosi interventi dei relatori hanno delineato un quadro del mondo della traduzione esaustivo, seppur teorico.
Gli aspetti analizzati sono stati quasi puramente introduttivi ai vari argomenti e aspetti della traduzione editoriale e tecnica. Si è parlato di localizzazione, di traduzione nel ventunesimo secolo, di traduzione automatica e nuove tecnologie facendo riferimento al ritmo del testo, alla teoria e alla storia della traduzione.
Il tutto in chiave puramente teorica e didattica, a mio parere senza alcun contatto con la realtà del mercato, almeno per quanto riguarda le traduzioni tecniche, commerciali, giuridiche e di uso quotidiano.
Perché sicuramente è interessante parlare di ritmo, di Steiner, Umberto Eco o di Saussure, ma si rischia di rimanere esclusivamente in ambito accademico, senza offrire agli studenti un esempio di come applicare la teoria alla vita quotidiana, di come effettivamente entrare nel mercato del lavoro. 

Non si può parlare di teoria tralasciando il modo in cui è poi possibile sfruttare tali insegnamenti. Non è da tutti diventare traduttori editoriali, né collaborare con le università come ricercatore. Fuori dal mondo accademico esiste una vera e propria giungla a cui i giovani non sono preparati. 
Per quanto riguarda la localizzazione si è parlato di come si svolge tale processo analizzando gli aspetti linguistici e facendo qualche accenno alle modalità di traduzione e di adattamento di cui il testo è l'oggetto. Il testo deve "cantare", essere musicale e rispettare il ritmo, rientrando in canoni linguistici prestabiliti e codificati.

Infine, è emblematico della situazione del mercato, il caso descritto da una relatrice di una guida turistica tradotta dall'italiano allo spagnolo. La relatrice ha analizzato i veri punti del testo mettendo in evidenza come alcune costruzioni sintattiche non rispecchiassero il registro abituale dei destinatari. Un esempio eclatante il caso del "lei/voi", in spagnolo "Usted" che generalmente i peruviani non sono abituati a trovare in questo tipo di testo. Diverse sono state le ipotesi sul perché di questa scelta linguistica. Innanzi tutto bisogna tener presente di quanti traduttori hanno tradotto il testo, della loro nazionalità, e anche dell'accuratezza del processo di traduzione stesso. Se un traduttore sbaglia e non c'è comunicazione con i colleghi o con il revisore, è probabile che tali sviste, o peggio errori, possano diventare dei veri e propri casi enigmatici. Il tutto risulterà in un prodotto destinato al mercato che non tiene conto di usi e costumi dei destinatari, né della loro cultura linguistica. 



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