Un caso di errore del traduttore o di diversa interpretazione
linguistica?
Stamattina ho partecipato come uditrice
alla prima giornata di un convegno sulla traduzione organizzato dall'Università
di Salerno: Traduzione per le aziende, il territorio, l'editoria: teoria,
prassi, didattica.
I numerosi interventi dei relatori hanno delineato
un quadro del mondo della traduzione esaustivo, seppur teorico.
Gli aspetti analizzati sono stati quasi
puramente introduttivi ai vari argomenti e aspetti della traduzione editoriale
e tecnica. Si è parlato di localizzazione, di traduzione nel ventunesimo secolo,
di traduzione automatica e nuove tecnologie facendo riferimento al ritmo del
testo, alla teoria e alla storia della traduzione.
Il tutto in chiave puramente teorica e didattica, a mio parere
senza alcun contatto con la realtà del mercato, almeno per quanto riguarda le
traduzioni tecniche, commerciali, giuridiche e di uso quotidiano.
Perché sicuramente è interessante parlare
di ritmo, di Steiner, Umberto Eco o di Saussure, ma si rischia di rimanere
esclusivamente in ambito accademico, senza offrire agli studenti un esempio di
come applicare la teoria alla vita quotidiana, di come effettivamente entrare
nel mercato del lavoro.
Non si può parlare di teoria tralasciando
il modo in cui è poi possibile sfruttare tali insegnamenti. Non è da tutti
diventare traduttori editoriali, né collaborare con le università come
ricercatore. Fuori dal mondo accademico esiste una vera e propria giungla a cui
i giovani non sono preparati.
Per quanto riguarda la localizzazione si è
parlato di come si svolge tale processo analizzando gli aspetti linguistici e
facendo qualche accenno alle modalità di traduzione e di adattamento di cui il
testo è l'oggetto. Il testo deve "cantare", essere musicale e
rispettare il ritmo, rientrando in canoni linguistici prestabiliti e
codificati.
Infine, è emblematico della situazione del
mercato, il caso descritto da una relatrice di una guida turistica tradotta
dall'italiano allo spagnolo. La relatrice ha analizzato i veri punti del testo
mettendo in evidenza come alcune costruzioni sintattiche non rispecchiassero il
registro abituale dei destinatari. Un esempio eclatante il caso del
"lei/voi", in spagnolo "Usted" che generalmente i peruviani
non sono abituati a trovare in questo tipo di testo. Diverse sono state le
ipotesi sul perché di questa scelta linguistica. Innanzi tutto bisogna tener
presente di quanti traduttori hanno tradotto il testo, della loro nazionalità,
e anche dell'accuratezza del processo di traduzione stesso. Se un traduttore
sbaglia e non c'è comunicazione con i colleghi o con il revisore, è probabile che
tali sviste, o peggio errori, possano diventare dei veri e propri casi
enigmatici. Il tutto risulterà in un prodotto destinato al mercato che non
tiene conto di usi e costumi dei destinatari, né della loro cultura linguistica.
Nessun commento:
Posta un commento