I
traduttori sono dei gattini
In ogni caso, anche se sono invisibili, esistono e meritano
almeno la considerazione di queste bestiole.
Qualche settimana fa sono andata da un medico da
cui vado ogni due anni circa. Dopo la visita, mi ha chiesto come al solito:"Fa sempre traduzioni?" Poiché
sono molto ben educata (o legata al vincolo sociale che mi impedisce di essere schietta
con chiunque abbia un minimo di autorità) di solito mi accontento di rispondere
"Sì, sono sempre traduttrice".
Probabilmente a causa della congiunzione
astrale, della sindrome premestruale, del fatto di aver colma la misura o di
essermi innervosita per aver aspettato un'ora in sala d'attesa... sono esplosa.
L'ho guardato dritto negli occhi e ho risposto:
"E
lei, fa sempre delle esplorazioni rettali? E al suo idraulico quando l'incontra
per strada, chiede "Allora, stura sempre gabinetti?" E alla
macellaia:"Allora, taglia sempre bistecche?" Io non faccio
traduzioni, io sono una traduttrice."
Tornando
a casa, ho rabbiosamente gettato nella spazzatura la ricetta con la
prescrizione di Xanax che ha insistito per farmi.
Caro lettore, tu che di solito mi leggi senza
saperlo, oggi ti parlerò a mio nome.
Grazie a Slate, che ha la correttezza di fare
ciò che è lontano dall'essere una consuetudine nel mestiere, hai forse già
letto il mio nome in fondo alle traduzioni, e se non era il mio, era quello di
un collega o di una collega. Di solito con le mie parole esprimo il pensiero di
molti. Oggi, poiché sono stanca di essere considerata un'oziosa che lavora due
ore al giorno in pigiama, che può tenere il figlio più piccolo di sua sorella
perché è a casa, e che ha bisogno solo di un Harrap per lavorare fremendo di
terrore nel vedere avanzare lo spettro dei software di traduzione, prendo la
parola, per spiegarti che cos'è un traduttore freelance. O piuttosto, ciò che non è.
Un traduttore freelance non è un dizionario
Un dizionario è un libro (o un CD, o un sito) con degli elenchi di parole e i
loro equivalenti in una lingua che non parlate, o che parlate male.
Un traduttore, è un essere umano che lavora con
dei dizionari, mentre non è vero il contrario. Certo, conosce tante parole che
non conoscete, ma come l'architetto che non tirerà fuori un mattone dalla tasca
a un aperitivo, non può recitare il Larousse inglese-francese a comando.
Un traduttore freelance non è un insegnante
Un insegnante, è qualcuno che ha deciso di
trascorrere le proprie giornate con dei cervelli non ancora completamenti
sviluppati, collocati in involucri brufolosi e instabilità ormonale, e che ha
studiato per sapere come riuscire a fare entrare una lingua straniera nella
testa.
Al contrario il traduttore è più spesso un
misantropo, allergico alla specie umana, che la maggior parte del tempo lavora
a casa propria, con la porta chiusa a doppia mandata e le finestre tappate, rispondendo
al telefono solo per domandare un termine di consegna ai propri clienti o uno
sconto all'Urssaf.
Il traduttore freelance non è semplicemente
dotato per le lingue
Il mestiere di traduttore non consiste solo nel
parlare una lingua straniera alla perfezione. Gli stranieri lo fanno benissimo (e
anche molto meglio), ma non sono tutti dei traduttori.
Il traduttore ricrea un testo scritto in una
lingua straniera in una lingua che i suoi compatrioti possono comprendere (è
importante). Legge il testo, l'analizza, lo comprende, lo destruttura e ricrea
il tutto in un francese perfetto o quasi. Lo trasferisce e adatta alla cultura
d'arrivo. Non traduce parole, ma idee, e perciò non tradurrà
«The guy looked hairy at the heel. He grasped
her phone and did a runner. Never mind, she thought, I have enough at home to
cobble dogs with»
Con:
«Le gars avait l'air
velu au niveau du talon. Il saisit son téléphone et a fait un coureur. Jamais
l'esprit, pensait-elle, j'ai assez à la maison à bricoler avec des chiens.»[1]
Il traduttore freelance non ha paura di Google
Trad
Rileggete il paragrafo precedente, è stato
tradotto con Google Trad.
Il traduttore freelance non è disponibile
Quando il traduttore si riproduce, ha bisogno,
come gli altri lavoratori, di tutelare i propri figli. No, non si può tradurre
un articolo sulla guerra in Siria, un'etichetta pubblicitaria, una guida di
pilotaggio o il libretto di istruzioni di un'ogiva nucleare con un neonato
urlante in braccio. Né ai giardini pubblici. Né girando il purè. Né con
interruzioni ogni cinque minuti. Se badare a un bambino non fosse anch'esso un
lavoro, tutti porterebbero il proprio figlio in ufficio.
Un traduttore freelance non è un interprete
Il traduttore traduce dei documenti scritti.
L'interprete lavora oralmente. Non sono le stesse parti del cervello a essere
sollecitate, le tecniche sono diverse e smettetela di assumere quell'aria
delusa quando vi si dice che non si lavora in cabina con un microfono e degli
uditori. No, non siamo all'ONU, ma se lo vogliamo, possiamo lavorare in pigiama.
Un traduttore freelance non guadagna spiccioli
Il traduttore freelance deve guadagnarsi il pane
come tutti i salariati, senza aver mai la certezza di riuscirci, poiché è
sottomesso ai capricci dei clienti. "Lavori
molto, ma devi guadagnare molto! È fantastico!" è una frase
ricorrente sulla bocca dei non traduttori ben intenzionati. La verità somiglia
di più a:
«Lavoro
molto. Questo mese, se sono fortunato lavorando 10 ore al giorno posso arrivare
a guadagnare 2.500 euro. Lordi.»
Il traduttore freelance non vuole lavorare in
agenzia
In ogni caso non in un'agenzia qualsiasi.
Agenzie come Textmaster non esitano a pagare i propri
traduttori un centesimo a parola.
Sapendo che un traduttore traduce in media 2.000 parole al giorno (ricerche
e rilettura comprese), lavorando tutti i giorni tranne i fine settimana, può
sperare di guadagnare un po' più di 400 euro al mese a questa tariffa.
Quale altro mestiere è pagato 20 euro lordi
l'intera giornata? (Direi a un laureato, ma nemmeno a uno che ha studiato solo
fino alla quinta elementare, nessuno merita di essere pagato così). Se
un'agenzia vi propone di consegnare una traduzione a meno di dieci centesimi a
parola, sappiate che un traduttore e i suoi figli moriranno di fame alla fine
del mese (è meno tenero di un gattino, ma è comunque grave).
Un traduttore non lavora contemporaneamente
verso la lingua straniera e verso la lingua madre
Un traduttore coscienzioso lavora sempre verso
la propria lingua madre, che è quella di cui percepisce tutta l'intelligenza e
la cui cultura non ha quasi nessun segreto per lui. Saper tradurre, significa
innanzitutto saper scrivere. Altrimenti, in caso contrario, il testo ne
risentirebbe negativamente, e inoltre si toglierebbe il pane di bocca ai
traduttori delle altre lingue. Un traduttore non lavora contemporaneamente
verso la lingua straniera o la lingua madre. Ma può lavorare in qualsiasi
posizione.
Perché allora scegliere una professione
precaria, mal pagata, incompresa, poco valorizzata, senza congedi pagati né
diritto allo sciopero, e che necessita di lunghi studi?
Perché sopportare di essere ridotti a essere
qualcuno che fa (traduzioni) e non qualcuno che è (una
traduttrice)?
Sicuramente perché, malgrado tutto, la libertà
di tradurre in pigiama e in posizioni strambe dei testi (spesso) interessanti
non ha prezzo. My tailor is poor, but my
life is rich.
Libera traduzione dell'articolo:
"Les traducteurs sont des chatons" di Bérengère Viennot